L’artista argentino Axel Straschnoy ha realizzato, in collaborazione con ricercatori e ingegneri del Cmu Robotics Institute della Carnegie Mellon University, un progetto di ricerca per un’arte puramente ‘robotica’. In quest’opera, chiamata The new artist, Straschnoy ha creato due macchine: una performer che balla e un’osservatrice che fa il pubblico. Ambedue i robot funzionano con l’Intelligenza Artificiale, cioè sono capaci di reagire e agire agli stimoli l’uno dell’altro.
Nasce, quindi, una relazione dove il performer si mette in azione e prova a cogliere l’attenzione dell’altro, che lo segue e, in qualche modo, dimostra il suo interesse. Il primo regola il proprio ‘comportamento’ visibile all’altro in base alle reazioni che riesce a cogliere nell’osservatore. L’uomo in questo show ormai è obsoleto.
Questa scena sembra surreale? Spostiamo l’attenzione al business e domandiamoci: in quanti campi possiamo testimoniare un cambiamento dove effettivamente il contributo dell’uomo conta sempre di meno? Quali sono le circostanze dove prende vita una relazione tra due agenti ‘non umani’ per produrre output sempre migliori?
Questo è il caso, per esempio, della mungitura automatica dei bovini. In una visita presso un’azienda agricola vicino a Salerno, ho scoperto che ormai la tecnologia degli allevamenti si è sviluppata a tal punto che il connubio tra animali e robot produce risultati impossibili da ottenere con metodi del passato. All’interno della stalla, esistono delle macchine che sono in grado di mungere senza la presenza umana. Ogni mucca determina il proprio ritmo: l’animale entra nella zona di mungitura quando ne sente il bisogno; il sistema d’identificazione riconosce il bovino e i bracci automatici, aiutati da sensori, si avvicinano alle mammelle, le disinfettano, mungono il latte e in chiusura rilavano i capezzoli prima che la mucca si allontani dalla postazione.
Questo sistema ovviamente rende sia più leggero sia più produttivo il lavoro dell’allevatore. Oggi, infatti, una persona singola è in grado di gestire circa 150 mucche in un allevamento ben organizzato e facilitato da mungitrici e sistemi automatici di ultima generazione. I robot, tuttavia, migliorano anche la vita delle mucche, perché in questo modo diventano indipendenti e più serene poiché vengono munte soltanto quando lo desiderano.
Ci sono animali che vogliono essere munti due volte al giorno, altri quattro e altri ancora sei. Una mungitura che non rispetta i desideri della mucca genera stress e dolore. I vantaggi di questo sistema non riguardano soltanto la produttività e il benessere dei bovini coinvolti: anche la qualità dell’output finale è migliore, poiché il latte prodotto da animali sereni risulta avere migliori proprietà nutritive e una minor quantità di sostanze non volute, come per esempio gli ormoni generati dallo stress.
Per arrivare a ciò ci sono tre passaggi da prendere in esame. Per prima cosa, lo sviluppo tecnologico avanzato diventerà sempre più sofisticato e a disposizione di un mercato di massa (in questo caso gli allevatori di tutto il mondo). Successivamente, la conoscenza tecnica e informatica dell’allevatore, che lavora ormai con un tablet in mano dove arrivano i dati in tempo reale dalle macchine in azione: non solo sulle quantità di latte, ma anche sul le condizioni di salute degli animali, piuttosto che sugli avvertimenti di guasti. Questa gestione richiede una padronanza dei mezzi tecnici a richiede infatti, durante i primi giorni introduttivi alla mungitura, un accompagnamento del bovino dentro la postazione. E anche tra le mucche ci sono differenze individuali: ci sono quelle veloci che imparano subito e altre che ci mettono un po’ di più ad apprendere.
Oggi il lavoro, le città e addirittura le mucche sono sempre più… smart. E noi?
Copertina – Opera di Axel Straschnoy, The new artist.
[Articolo presente in “Persone&Conoscenze”, Rivista ESTE, n.136]