Dov’è la rosa?

Il regista Mark Osborne nel suo film Il piccolo principe, un remake della storia classica dello scrittore francese Antoine de Saint-Exupéry, ci racconta di un mondo dominato dai compiti e dalle responsabilità. La protagonista dell’animazione, una bambina che si sta preparando alla “vita perfetta”, segue una scaletta giornaliera di “allenamento” preparata dalla madre, nella quale il tempo viene suddiviso in momenti precisi dedicati puntualmente a specifiche attività: ginnastica, colazione, pulizia dei denti, studio, pausa e così via. Giorno dopo giorno. Settimana dopo settimana. Nulla viene lasciato al caso. Per raggiungere l’eccellenza in primis ci vuole un piano perfetto, poi un’autodisciplina assoluta per realizzarlo rigorosamente fino ai minimi dettagli.

La storia della bambina si intreccia con quello del piccolo principe che ha smesso di essere piccolo. Infatti è cresciuto ed è finito a lavorare nel “pianeta dell’uomo d’affari” dove il motto è: “Tutto ciò che non è essenziale deve essere reso essenziale”. Qui vediamo un mondo senza improvvisazione, perfettamente orientato al risultato, dove le persone come degli zombie perseguono un unico obiettivo: lavorare. Si tratta di una rivisitazione di quell’immagine tradizionale degli operai, nelle fabbriche della Prima Rivoluzione Industriale, che ripetono ossessivamente un singolo movimento come fossero delle macchine, trasposta qui sui white collar, incollati al computer, totalmente alienati dal mondo esterno e dedicati solo a portare avanti le proprie attività.

Seppur la vita reale raramente si dimostri così ordinata, pulita e rigorosa quanto lo sono gli scenari del film di Osborne, possiamo osservare una risonanza tra queste immagini e la vita di tante knowledge worker, soprattutto dopo l’arrivo della pandemia di covid-19. Stiamo per completare un anno di vita in stato di ‘anormalità forzata’, tempo che noi Coach consideriamo sufficiente per assimilare nuovi comportamenti come parte reale di noi e del nostro modo di essere e agire.

Da circa un anno più o meno continuativamente la nostra vita ha subito delle costrizioni severe quali non poter frequentare il luogo fisico di lavoro, non potersi realizzare nel tempo libero secondo le nostre abitudini e le nostre passioni, incluse le attività sportive, culturali, le frequentazioni sociali e anche quelle affettive. Consapevoli della necessità di tenerci in movimento, di osservare un’alimentazione adeguata e di continuare a lavorare indipendentemente dalla pandemia, esattamente come la protagonista di questo film, abbiamo messo in pratica una routine quotidiana che risponde a tutti questi bisogni.

Con il covid-19 abbiamo certamente scoperto una modalità più flessibile e agile di lavorare, ma il lavoro da remoto non sostituisce l’esperienza del luogo di lavoro fisico, così come fare ginnastica online non è la stessa cosa che frequentare un corso di danza insieme ad altre persone, magari con gli amici.

Se a tutti ormai è chiarissimo il costo relazionale di tutto ciò, risulta però meno evidente, invece, l’effetto profondo che questo modo di vivere ha su di noi in termini di creatività, scoperta, curiosità. Perché la vita organizzata in caselle, ognuna con uno scopo preciso, lascia poco spazio all’improvvisazione, all’incontro casuale, all’extra. Ma è proprio in quell’extra che vive, esiste e si nutre la parte più bella della nostra umanità poiché quello è il luogo delle emozioni quali gioia, felicità, meraviglia, sorpresa.

Prima di partire per il pianeta dell’uomo d’affari il piccolo principe aveva una rosa che amava tanto, una pianta bellissima, ma anche vanitosa e difficile da gestire.
La rosa rappresenta l’estremo del ‘futile’. È la metafora dell’attrazione e della passione che nutriamo per l’estetica e per il bello il cui unico ma rilevante scopo è di gratificare ed emozionare grazie all’effetto che suscita in noi. Una volta rimossa e abbandonata la nostra rosa non siamo altro che macchine dedicate a realizzare un compito.

A fine film la bambina aiuta il piccolo principe e ‘ritornare’ a essere piccolo e tornare alla sua amata rosa. Ecco cosa serve: ritrovare la nostra rosa. Come farlo nelle condizioni attuali è la complessa domanda a cui dobbiamo cercare di dare risposta.

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