{"id":4217,"date":"2021-09-10T10:04:34","date_gmt":"2021-09-10T10:04:34","guid":{"rendered":"https:\/\/flowknow.net\/?p=4217"},"modified":"2023-01-21T15:30:10","modified_gmt":"2023-01-21T15:30:10","slug":"chi-e-il-maestro-chi-e-lallievo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/flowknow.net\/chi-e-il-maestro-chi-e-lallievo\/","title":{"rendered":"Chi \u00e8 il maestro chi \u00e8 l’allievo?"},"content":{"rendered":"\t\t
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Quando \u00e8 mancata mia nonna non ero dispiaciuta e triste soltanto per aver perso una persona a me molto cara, ma avevo anche la sensazione che con lei, ultima dei miei quattro nonni, spariva un mondo intero di conoscenza, storie, racconti di un\u2019epoca a cui non avrei pi\u00f9 avuto accesso. Certo, posso leggere dei libri o cercare informazioni in Rete sul passato, ma quella conoscenza di vita vissuta, di esperienze sentite, di emozioni reali \u00e8 andata perduta.<\/p>

In un certo senso, questo accade anche in azienda quando le persone senior vanno in pensione, oppure qualcuno di valore esce, portando con s\u00e9 il proprio patrimonio di conoscenza. Gli individui in et\u00e0 pensionabile, spesso, hanno un sapere che si esprime in una solidit\u00e0 emotiva nata con l\u2019andare del tempo, una maturit\u00e0 di saper stare nelle situazioni, di comprendere la vita pi\u00f9 a 360 gradi rispetto a chi ancora \u00e8 alle prime armi. Ma in questo mondo cosi affamato di nuovo, di innovazione, di nuovi talenti digitali, le aziende sanno valorizzare questo patrimonio esperienziale prima che esca? E coloro che sono nell\u2019ultima fase del proprio percorso aziendale sanno mettersi a disposizione degli altri per la sciare un patrimonio?<\/p>

Nella knowledge society<\/em> la sfida dell\u2019azienda \u00e8 quella di far circolare la conoscenza. Si tratta di creare i presupposti per far s\u00ec che le persone riescano a mettersi in contatto l\u2019una con l\u2019altra per condividere le esperienze, per imparare insieme, non certo per ripetere le stesse azioni del passato (perch\u00e9 oggi le sfide sono certamente diverse), ma per aiutare tutti a crescere in modo consapevole ed equilibrato. Il presupposto emotivo di questa attivit\u00e0 \u00e8 il senso di appartenenza, ma anche la curiosit\u00e0 intellettuale di esserci, l\u2019entusiasmo di voler ancora imparare e stare nella creazione del nuovo insieme con gli altri, invece di sognare il \u201ccosa far\u00f2 dopo, quando il mio percorso qui dentro sar\u00e0 terminato\u201d. In termini pratici, tutto ci\u00f2 si traduce nella voglia di dare un contributo, di condividere attivamente il proprio sapere per il bene dell\u2019organizzazione e delle sue persone.<\/p>

Una difficolt\u00e0 sta nel fatto che per aiutare la conoscenza a emergere e a circolare, il primo comportamento agito \u00e8 l\u2019ascolto. \u00c8 grazie all\u2019ascolto che si d\u00e0 vita a uno scambio, a una crescita, a un processo di co-creazione di nuova conoscenza e nei migliori casi di aumentata consapevolezza.\u00a0Ascoltare \u00e8 anche un atto di umilt\u00e0: attraverso l\u2019ascolto si valorizza l\u2019altro e ci\u00f2 che ha da dire.<\/span><\/p>

Nel 2003, il regista danese Lars Von Trier<\/a> ha girato un insolito film, Le cinque\u00a0<\/em>variazioni<\/em>. Un film-compilation dove Von Trier \u2018disciplina\u2019 lo storico cineasta e suo mentore di un tempo Jorgen Leth<\/a>. Uno dei pi\u00f9 celebri cortometraggi di Leth, L\u2019uomo perfetto<\/em> (1967), viene rigirato dallo stesso regista pi\u00f9 volte sotto le rigidissime regole di Von Trier, che ora diventa suo mentore per spingerlo ad abbattere i limiti della propria poetica. Von Trier, una volta allievo e ora leader dell\u2019operazione, spinge Leth a uscire dalla zona comoda, trasformando quello che sembrava un semplice gioco in una sfida. Alla fine la \u2018quinta variazione\u2019 altro non \u00e8 che il film stesso che Von Trier sta girando: l\u2019insieme di tutti gli esperimenti svolti da Leth seguendo le sue imposizioni, l\u2019intero processo di evoluzione artistica.<\/p>

In questo dialogo creativo tra due artisti-registi i ruoli di allievo e mentor sembrano essere cambiati. In azienda si utilizzerebbe il termine \u201cReverse mentoring<\/em>\u201d. Mi piace invece pensare che, grazie al contributo attivo di Leth nell\u2019\u2018obbedire\u2019 alle indicazioni di Von Trier, in realt\u00e0 il maestro aiuti l\u2019allievo a fare l\u2019ennesimo passo avanti nel suo percorso. Un bravo mentor si mette a disposizione dell\u2019altro per aiutare la sua crescita. Questo approccio richiede grande maturit\u00e0 umana e senz\u2019altro una gestione del proprio ego molto sviluppata. Ma chi \u00e8 maestro e chi \u00e8 allievo, forse alla fine non importa. La parola che conta davvero \u00e8 \u201cdialogo\u201d poich\u00e9, se svolto in maniera costruttiva, permette una riflessione e un apprendimento condiviso. Domandiamoci, quindi, come possiamo agevolare il dialogo nel nostro contesto per canalizzare meglio la conoscenza a beneficio di tutti.<\/p>\t\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t<\/div>\n\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t<\/section>\n\t\t\t\t

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[Articolo presente in \u201cPersone&Conoscenze\u201d, Rivista ESTE, n.137]<\/p>\t\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t<\/div>\n\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t<\/section>\n\t\t\t\t<\/div>\n\t\t","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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