{"id":4179,"date":"2021-07-02T08:12:26","date_gmt":"2021-07-02T08:12:26","guid":{"rendered":"https:\/\/flowknow.net\/?p=4179"},"modified":"2023-01-21T15:30:11","modified_gmt":"2023-01-21T15:30:11","slug":"cosa-sento-per-il-mio-io","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/flowknow.net\/cosa-sento-per-il-mio-io\/","title":{"rendered":"Cosa sento per il mio io?"},"content":{"rendered":"\t\t
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Nel documentario diretto da Ed Perkins, Tell me who I am<\/em>, due fratelli gemelli raccontano la loro storia alquanto particolare. A 18 anni Alex finisce in un incidente di moto e perde la memoria. A eccezione del fratello gemello, Marcus, non riconosce nessuno del suo passato n\u00e9 ha ricordi della sua infanzia o adolescenza. Sar\u00e0 compito di Marcus riferire ad Alex la loro storia, ma invece di raccontare la verit\u00e0 di eventi dolorosi, decide di narrare dei ricordi falsi di una vita felice. Sar\u00e0 soltanto alla morte della madre e alla scoperta di alcune foto della loro infanzia, pi\u00f9 di un decennio dopo l\u2019incidente, che Alex comincer\u00e0 a dubitare del racconto del fratello e pretender\u00e0 di conoscere la realt\u00e0.<\/p>

Il documentario racconta da un lato un processo falso di ricostruzione della storia e dall\u2019altro i bisogni opposti dei due fratelli: Marcus vuole dimenticare ci\u00f2 che \u00e8 accaduto e Alex, per comprendere la sua identit\u00e0, ha la necessit\u00e0 di scoprire la verit\u00e0 sul suo passato. \u00abNoi siamo la nostra memoria. Siamo gli eventi che ci sono accaduti. Se non abbiamo questo racconto l\u2019io non esiste\u00bb, sostiene uno dei fratelli.<\/p>

Lo sviluppo del s\u00e9, in realt\u00e0, \u00e8 un processo di continuo cambiamento, proiettato nel passato, ma anche in un\u2019idea di evoluzione futura. Piuttosto che un\u2019istantanea statica ha senso considerare un s\u00e9 fluido, dove stiamo continuamente rimodellando, riorganizzando, ripensando e riconsiderando noi stessi.<\/p>

Secondo lo psicologo statunitense Robert Kegan<\/a> lo sviluppo e la crescita umana possono essere divisi in cinque fasi di Meaning making. L\u2019io e l\u2019identit\u00e0 a esso correlata nascono in uno spazio consapevole di pensiero, dove riflettiamo sul senso di noi stessi e su chi siamo nel mondo.<\/p>

Le prime due fasi per la maggior parte delle persone coprono il periodo dell\u2019infanzia e dell\u2019adolescenza. Il terzo livello di consapevolezza del s\u00e9 arriva subito dopo, ma questo non viene raggiunto da tutti. In questo stadio la persona \u00e8 capace di assumersi delle responsabilit\u00e0 che vanno al di l\u00e0 del piacere immediato, comprende che fa parte di una collettivit\u00e0 e indirizza il proprio fare in una direzione che lo aiuta a vivere e ad avere un ruolo all\u2019interno del contesto sociale. Al terzo livello l\u2019individuo \u00e8 in grado almeno di comprendere il punto di vista dell\u2019altro, le sue motivazioni, il suo sentire, le sue intenzioni. La costruzione dell\u2019identit\u00e0 avviene grazie a questa considerazione: \u00abcosa penso che gli altri pensino di me?\u00bb Secondo Kegan circa il 50% delle persone arriva a questa fase, ma non la supera mai. Invece, per essere capaci di navigare la complessit\u00e0 psicoemotiva dell\u2019era contemporanea, con l\u2019incertezza e la velocit\u00e0 di cambiamento sempre pi\u00f9 presenti sia nel mondo lavorativo sia in quello privato, l\u2019individuo dovrebbe possedere le qualit\u00e0 della quarta fase.<\/p>

La persona al quarto livello \u00e8 capace di staccare il proprio io dal condizionamento sociale. Ha l\u2019abilit\u00e0 e la consapevolezza necessarie per scegliere i suoi valori, i pensieri che coltiva, le sue emozioni. Il mondo esterno o le pulsazioni interne non definiscono pi\u00f9 la persona, ma \u00e8 lui o lei che stabilisce la sua relazione verso il mondo.<\/p>

Per i leader tali abilit\u00e0 sono indispensabili, ma il mondo lavorativo richiede questo tipo di self-leadership anche a figure che non sono in evidenti posizioni di guida degli altri. Sarebbe perci\u00f2 importante identificare come attuare questo passaggio di maturazione. Chi arriva al quinto livello della teoria di Kegan (solo circa l\u20191% delle persone) ammette che non esiste una realt\u00e0 oggettiva e universalista e riconosce i paradossi e l\u2019inconsistenza del mondo che lo (o la) circonda insieme alle proprie contraddizioni interne.<\/p>

Forse, infatti, pi\u00f9 che chiederci \u00abchi sono?\u00bb avrebbe senso farci domande proiettate al futuro e all\u2019azione e porre anche l\u2019attenzione al nostro sentire profondo, a cosa mi arriva dal mio io: \u00abChi voglio essere? Di cosa\u00a0 voglio essere parte? Come esisto in relazione a chi mi circonda? Di fronte a me stessa che emozione sento?\u00bb.<\/span><\/p>\t\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t<\/div>\n\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t<\/section>\n\t\t\t\t

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Tell me who I am – A volte \u00e8 meglio dimenticare<\/em> (2019) Docufilm di Netflix<\/em> diretto da Ed Perkins.\u00a0<\/p>\t\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t<\/div>\n\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t<\/section>\n\t\t\t\t

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[Articolo presente in \u201cPersone&Conoscenze\u201d, Rivista ESTE, n.147]<\/p>\t\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t<\/div>\n\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t<\/section>\n\t\t\t\t<\/div>\n\t\t","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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